Foto e Testo di ANDREA COLAGROSSI
Oltre Capo Nord. Recensione di due
sportsteristi: pilota e zavorrina
Milano Nordkapp e ritorno (9416 km): 18 luglio
2019 - 5 agosto 2019
Abbiamo provato a scrivere
diverse volte queste poche righe sul viaggio a
Capo Nord che abbiamo appena concluso. Alla fine siamo giunti alla conclusione che il modo migliore per raccontarlo fosse quello di parlare delle sensazioni provate durante le lunghe ore in sella alla nostra Sportster Nightster 1200, senza
entrare troppo nei dettagli tecnici delle tappe.
→La partenza.
Abbiamo detto che era il 18 luglio 2019? No. È
iniziato tutto molto
tempo prima, a gennaio 2019, con la pianificazione
delle tappe, la ricerca di informazioni, la progettazione degli spazi a bordo, la
scelta delle borse, borsine e borsone. L’acquisto dei piccoli (innumerevoli) accessori
e della cara vignetta per la Svizzera, la
scelta delle gomme; la profonda e attenta manutenzione per la moto, il carico e l’ansia per i mille problemi che avremmo potuto affrontare.
→La valigia.
Immaginate quando il giorno prima della partenza la
zavorrina si sente dire: “dobbiamo togliere ancora qualcosa” con il tono di
voce che hostess di Raynair scavallati proprio. Abbiamo
centellinato tutto all’osso ma alla fine ce la
siamo cavata con un borsone di 12.9 kg con abbigliamento quattro stagioni, scarpe di ricambio e accessori per il bagno, due borse
laterali contenti gli antipioggia, i sacchi-lenzuolo
(si dorme nelle famose hytte), gli asciugamani e
il kit di emergenza per il freddo. In aggiunta due borselli: il primo con gli attrezzi fondamentali
per malaugurate riparazioni on-the-road e il secondo con tutti
i cavetti, le prese, i powerbank per ricaricare le diavolerie elettriche (a dire la verità poche … siamo
sportsteristi) che ci hanno accompagnato.
→Fast and Furious Nordic Drift.
Le prime tappe sono state caratterizzate da tantissimi kilometri al giorno (circa 600-700) per superare Germania, Danimarca, Svezia e
Finlandia. Alberi, alberi, strade dritte, limiti a 120 km/h, alberi, renne e …
tanti tanti segni di sgommate (no, non erano di frenate) e burn-out. Ci si
diverte in questi paesi.
→Pioggia.
Non era la prima volta che prevedevamo di prendere acqua
in moto, ma sicuramente la prima in cui la paura di vivere sotto un’eterna
doccia era forte. Infatti, i kit antipioggia erano al
completo e per la prima volta nella nostra vita ci siamo bardati
completamente dalla testa, alle mani, ai piedi con plastica, gomma e chi più ne
ha più ne metta. Sembravamo delle tartarughe
Ninja vestite da evidenziatori. Ovviamente abbiamo
sbagliato a mettere alcuni strati nuovi e, il
primo giorno, ci siamo trovati con l’acqua nei copri scarpe e i para-collo che fungevano da spugne. Tuttavia, a parte la
prima tappa in Svezia e altre poche sporadiche volte (in cui gli strati erano
tutti per il verso giusto), il viaggio l’abbiamo
fatto praticamente tutto senza pioggia. Che culo. Uh...si può dire?
→Babbo Natale.
Ci siamo cascati come polli. Vale
la pena andare al villaggio di Babbo Natale a Rovaniemi solo per la scritta Circolo Polare Artico (che fa figo). Di elfi, renne e babbo Natale neanche l’ombra, se non a pagamento
… ma, con 29˚C di temperatura, meglio così: non avremmo voluto vedere babbo natale
in costume.
→Il primo sole di mezzanotte.
In campeggio, in Finlandia, seduti in veranda, dopo aver
fatto la sauna a 105˚C e il bagno in un fiume glaciale a 5˚C, bevendo Birra e Coca-Cola
(queste zavorrine), circondati dalle zanzare. Lui è li, alle 24.00, ancora
sopra l’orizzonte per non farvi capire che bisogna andare a dormire. Ditemi se
non vi sembra una poesia.
→Campeggi.
Non immaginavamo che
il popolo scandinavo amasse così tanto i camping. Abbiamo trovato di tutto tra
la popolazione di campeggiatori nordici con cui abbiamo condiviso hytte,
barbecue, docce e cucine: megalomani con roulotte immense, camper 4x4 su base
MAN da 7500cc, ragazzi un po’ fricchettoni che ci hanno invitato a fare un
riposino dentro una piramide in rame per risvegliarci “energizzati”, la
famiglia (indovinate di dove) che è arrivata sull’erba umida del campeggio con
una Alfa Brera turbo con cerchi da 21” e pinze Brembo gialle. In conclusione, i
campeggi sono un’esperienza del viaggio a Capo Nord … anche se sono da prendere
con un po’ di filosofia: zero vergogna ad entrare in bagno con i pantaloni
larghi del pigiama messi dentro gli stivali da moto, che sembravamo il Sergente
Garcia, e i capelli fatti su a cipolla (zavorrina) o come il cuscino li ha plasmati
(pilota). In fondo sono le 8 di mattina per tutti e il sole non è mai
tramontato.
→La griglia istantanea.
Ci ha salvato molte cene, alla modica cifra di circa 5€ per avere una
cucina a disposizione. Giusta giusta per farci mangiare in quattro qualche
trancio di salmone dei fiordi, delle salsicce di renna, dei filetti di balena e
un po’ di verdura italiana. Una volta siamo addirittura riusciti a bruscare del
pane! Bisogna avere in mente che sono proprio dei giocattolini, ma sono molto
conviviali e ti permettono di mangiare cose uniche in posti unici.
→I chilometri.
Sono tanti ma il nostro Sportster è stato fantastico:
sembrava capire quando iniziavamo ad avere troppo fastidio non vi diciamo dove
e faceva accendere la spia della riserva. Così sapevamo che dopo poche decine
di chilometri arrivava la pausa benzina. Nel complesso tutto perfetto: abbiamo
patito solo una tappa di trasferimento che è stata noiosissima e lunghissima
(durante il ritorno ovviamente). Per il resto del viaggio i chilometri scorrevano
facilmente, distratti come eravamo dai panorami fantastici. Il tutto consumando
solo 200g di olio, rabboccato con quello portato da casa.
→Un piazzale con i sassetti.
Capo Nord è un grosso piazzale di
ghiaietta (o breccia che dir si voglia), con alcuni monumenti (fa strano
chiamarli così) che apparentemente sembrano messi a caso. In altre parole, non
è nulla di che ed è molto turistico (come il
biglietto da 50€ a moto per entrare). Tuttavia, nonostante tutto ciò, l’emozione
forte del viaggio è lui o almeno la sua conquista. Gli ultimi chilometri
ti fanno capire dove stai arrivando, con il panorama e il clima che cambia
velocemente. I brividi scorrono lungo tutta la schiena e in testa ti passano
tutti i ricordi della preparazione, le ansie e le paure, le prime volte che
anni prima hai sognato quel traguardo. Personalmente, quello che ci ha fatto
sentire in un posto speciale è stato vedere tutte le scritte che alcuni
visitatori hanno lasciato su delle rocce a sinistra del mappamondo, oltre il parapetto
che dà sul mare. Erano dei messaggi di rimembranza per qualche persona che non
c’è più, di gioia per avercela fatta o semplicemente di saluto. Ci ha fatto
capire che pur essendo diventato un luogo relativamente facile da raggiungere
(soprattutto per qualche pullman pieno di turisti in infradito), continua a
mantenere un po’ di magia, di mistero e di venerazione. E tu ti perdi a
guardare l’orizzonte a nord convincendoti che oltre quel mare, davanti a te, non
c’è più nulla mentre dietro di te c’è un bicilindrico 883 o 1200 che ti
aspetta per riportarti a casa, facendoti attraversare le più belle strade del
mondo attraversando la Norvegia!
(nda. Lo sappiamo che più a nord di Nordkapp ci sono le
Isole Svalbard, i ghiacci del polo e il polo. Ma siamo sportsteristi e ci piace
vedere l’essenziale delle cose).
I MIEI PIU' SINCERI COMPLIMENTI AD ANDREA E ZAVORRINA PER AVER VOLUTO CONDIVIDERE CON TUTTI NOI QUESTA LORO ESPERIENZA.