Con estremo piacere e con la speranza di vedere questa sporty al nostro meeting, vi presento la personal bike di Dario Lodo: una moto studiata fino all'ultima vite, curata nei minimi dettagli e frutto di mesi di lavoro. Un gran bel mezzo: complimenti al proprietario e a Luca, l'amico senza il quale non sarebbe mai riuscito ad ottenere un risultato come questo. La parola a Dario.
᱁ Tutto inizia qualche anno fa quando decisi di vendere un Heritage softail per passare ad una Sportster: una decisione controcorrente e inusuale dettata da motivi, pratici ed estetici, della quale peraltro non mi sono mai pentito neanche per un istante. Dopo attente ricerche trovo un bellissimo 883 del 2005 tutto originale che vendeva un mio caro amico: una moto tenuta maniacalmente. Proprio insieme al vecchio proprietario iniziamo a fare le prime modifiche: il taglio del parafango posteriore e la sostituzione degli ammortizzatori stock con un paio di molle low e più performanti. Cambiato il manubrio con un Windows della Biltwell, decidiamo di togliere il parafango anteriore e montare delle gomme Baja della Bates. Per qualche mese la sporty rimase in quella configurazione: era bella ma non lo Sportster pulito ed essenziale che avevo in mente. Mi fermo e decido di fare un rendering di come avrei voluto la mia moto: ore e ore passate sulla rete a cercare, confrontare e scaricare le foto delle moto che mi colpivano maggiormente. Messo a fuoco il progetto definitivo abbiamo iniziato comporre il puzzle: in primis un serbatoio 8 litri al posto del 12 originale, un nuovo manubrio (fatto fare in Spagna da un artigiano che li realizza su specifiche del cliente), e una coppia di copri foderi neri. Abbiamo ridotto all'osso la parte elettronica lasciando solo il faro anteriore, quello posteriore e due frecce dietro.
Dotata la sporty dei comandi della Kustom Tech, abbiamo voluto che la moto si accendesse alla vecchia maniera: con un semplice giro chiave. La targa sul lato destro è ben visibile e con la giusta inclinazione mentre per le gomme la scelta è andata sulle Avon Speedmaster; bellissime anche se non proprio a libretto. Per finire abbiamo messo un interruttore per i fari e uno per le frecce: come si dice less is more. Non potevamo non pensare al motore: terminali con Vance and Hines modificati, bende sui collettori e filtro aperto con cover big twin d'annata, bastano e avanzano. Finalmente dopo mesi di duro lavoro, la moto è finita. Se non fosse stato per il mio amico Caporgno Luca, che mi ha aiutato nella realizzazione, non sarei mai arrivato a questo risultato: ora è proprio come la volevo.
Io sono soddisfatto: spero che piaccia anche a voi lettori di Duecilindri.