Ogni tanto trovo doveroso riproporre le immagini della NUMERO UNO MILANO: sarà il clima uggioso oppure questo strano periodo che stiamo attraversando a farmi riaffiorare i ricordi. Non ci sono in rete
molte foto della bellissima e unica concessionaria di Via Niccolini e per
fortuna un giorno, non ricordo bene per quale motivo, decisi di realizzare
questi e altri scatti. Forse un post, forse il desiderio di immortalare il
tempio italiano delle Harley Davidson. Per chi si fosse affacciato in questo
mondo solo di recente, ricordo che Numero
Uno Milano è stato il negozio con cui Carlo Talamo, Max Brun e Roberto Crepaldi
a partire da metà degli anni ottanta scrissero le più importanti pagine della storia del v-twin americano nel nostro paese. Per tre decadi è stata
la mecca per tantissimi appassionati e una attività di grande successo. Per mere questioni anagrafiche invece il vostro blogger ha
frequentato Numero Uno Milano a partire dalla gestione di Giovanni
Valla. Carlo Talamo non l'ho mai conosciuto: quando morì ero
poco più che ventenne. Ho incontrato un sacco di persone in Via
Niccolini; alcune hanno smarrito la passione per strada, altre le vedo ancora ad eventi o appuntamenti custom. Di
certo, proprio davanti a quelle vetrine, ho imbastito amicizie ancora durevoli e profonde.
Ci passavo spesso in settimana dopo l'ufficio o il sabato mattina:
indimenticabili gli aperitivi dalla signora Teresa, il baretto di fronte. Un
appuntamento fisso. Se si parla di Numero
Uno non si può non citare due colonne come Marzia Ogna e Lamberto
Cattaneo: in vero in quasi trentanni di onorata carriera sarebbero tanti
i dipendenti da citare. Molti di loro operano ancora nel settore
custom. Purtroppo a causa di un cambio societario, scelte sbagliate e la crisi
contingente, il dealer ha chiuso i battenti alcuni anni fa. Una ferita
ancora aperta.
Numero Uno Milano non è stata solo una concessionaria
di belle moto: NON TI SPIEGO, NON CAPIRESTI.
Io, invece, per ragioni anagrafiche c'ero. C'ero quando iniziarono con due negozi uno di fronte all'altro. C'ero quando Talamo si prese pressoché la via intera. Però nemmeno io ho conosciuto Talamo: studente universitario, tenevo le pezze al culo (come ora). A quei tempi o fresca o nulla (come ora). A quei tempi era facile essere stronzi e difficile essere dei geni: Carlo Talamo era entrambi. Lo rimpiango. Tanto, anche senza averlo conosciuto di persona.
RispondiEliminaPassando ora per Chinatown, in via Niccolini, mi viene una tristezza profonda. Lo sapevate? C'é tuttora un negozio gestito da orientali, che ha ancora la tenda nero/arancio con la scritta "Numero Uno". Se non mi credete, verificate voi stessi ma tenetevi un fazzoletto a portatata di mano.
Per chi come me non ha mai visto la concessionaria queste immagini sono apprezzatissime. Io ho preso la mia iron tre anni fa all'età di 25.
RispondiEliminaGiordano Iron
io ho 53 anni quindi per forze maggiori ho conosciuto il Sig .Talamo. alla prima impressione non era molto simpatico , si dava della arie(secondo Me),poi invece era un fenomeno nel suo mestiere, un venditore con i contro fiocchi e ha portato una vera filosofia di vita.grazie TALAMO.
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