La corsa si ferma. Sono le 11,30 del 29 ottobre 2002: Carlo in sella alla sua Triumph Sprint RS imbocca al casello di Livorno l’autostrada in direzione Genova. Come sempre la sua guida è veloce e sicura. All’altezza di Viareggio si è formata una coda a causa di lavori di manutenzione della siepe spartitraffico; Carlo non si accorge in tempo del serpentone di veicoli fermi: frena, la moto urta dapprima il guardrail e finisce la corsa contro un furgoncino. L’impatto è violentissimo e, nonostante la tempestività dei soccorsi, Carlo non ce la fa. Pochi giorni dopo avrebbe compiuto 50 anni.
Tre amici accomunati
dalla passione. Carlo Fulvio Talamo Atenolfi Brancaccio di Castelnuovo, di
famiglia nobile decaduta, nasce a Roma il 18 novembre del 1952. Nel 1978 si
trasferisce a Milano, accompagnato dalla sua Triumph Trident 750; inizia quasi
subito a collaborare con l’agenzia pubblicitaria di Fabio Cei e nel tempo libero
lavora sulle Triumph (nel garage di Giovanni Cabassi, conosciuto nel 1980) e
scrive per alcune testate motociclistiche. Nel 1983 incontra Roberto Crepaldi (la
famiglia è dal 1953 concessionaria Ferrari per la Lombardia) e Max Brun,
accomunati da una incontenibile passione per le motociclette. Nel giro delle
compagnie di centauri entra in contatto con Claudio Castiglioni che, con il
fratello, è proprietario della Cagiva e importatore Harley-Davidson in Italia.
I due imprenditori intendono disfarsi dell’ingombrante marchio di Milwaukee:
Talamo, Crepaldi e Brun rilevano quindi la concessione assieme al magazzino
ricambi, in realtà un ammasso di relitti pressoché privo di valore. Viene così
costituita nel giugno del 1984 la Numero Uno.
Un
negozietto piccolo. Pochi mesi dopo è il 2 gennaio; Milano è stretta in una
morsa di gelo e a breve avrebbe cambiato completamente fisionomia, coperta da
una coltre bianca spessa quasi un metro gettata da quella che nel Nord-Italia
sarebbe passata alla storia come la nevicata del secolo. Ebbene all’angolo fra
via Fioravanti e via Niccolini, in zona Paolo Sarpi (la Chinatown milanese),
viene inaugurato un negozietto con l’insegna Numero Uno: non vende moto
“normali”, bensì Harley Davidson. In molti la giudicano un’impresa folle,
destinata a fallire a breve. Il mercato italiano non è certo facile per le
ingombranti motociclette d’Oltreoceano, giudicate inutilmente pesanti, con
telai e motori obsoleti e del tutto inadatte a percorrere le nostre strade
strette e ricche di curve.
Nascita
di un impero. Tuttavia Talamo ha fiuto ed è un comunicatore eccezionale.
Certo ad aiutare questa avventura c’è il boom della “Milano da bere” e la
svolta della stessa Harley-Davidson nel produrre motociclette migliori e
nell’inaugurare una nuova strategia di marketing all’insegna del “Proud to be
American”. E l’alchimia funziona: dalle 15 moto vendute nel primo anno si passa
alle 1900 del 1992. Carlo è instancabile e inarrestabile; la Numero Uno si
moltiplica a Savona, a Mantova, a Roma e in tutta Italia; la rete vendita si
amplia con le officine Americana e Americana Sports. Ma la sua passione non si
ferma a Milwaukee e nel 1991 nasce la Numero Tre, importatrice della britannica
Triumph; e l’amore per i motori non è neppure confinato alle due ruote, visto
che Talamo diviene distributore dei marchi Rolls-Royce e Bentley fondando la
Gialloquaranta. Le sue pubblicità, in realtà poesie che trasmettono le emozioni
di andare in Harley-Davidson, conquistano; le scorribande folli da lui
organizzate, come il Palle Quadre, entrano nella leggenda.
Spirito libero. Ma Talamo, che non ha mezze misure e che suscita in chi lo incontra sentimenti di amore o odio, è insofferente verso tutto ciò che limita la sua libertà, il suo ingegno. L’impero che ha costruito inizia a stargli stretto, i problemi quotidiani (pastoie burocratiche, banche, amministrazione ecc.) lo affaticano e soprattutto lo distolgono dalla sua “missione”: andare in moto e inventare nuovi modelli. Chiude quindi l’avventura automobilistica della Gialloquaranta e nel 1999 avvia la trattativa con Harley-Davidson per la cessione della rete Numero Uno. Una partita durissima, che si conclude nell’ottobre del 2000. Carlo porta a casa una cifra stratosferica. Due anni dopo, siamo a settembre 2002, cede anche la Numero Tre, pur rimanendo consulente della Triumph. Ora è libero e i progetti si affollano nella sua vulcanica mente. Si vocifera di un rilancio del marchio Moto Guzzi e di una nuova Laverda. Ma il destino ha disposto diversamente.
State sintonizzati, il nostro racconto dell'evento IL NUMERO UNO, continua . . .
Accidenti che mezzi, aspetto con impazienza il servizio sul magazine, quanti sabato pomeriggio passati a sbavare davanti alle vetrine della Numero 1.
RispondiEliminaGian Marco
Esattamente come Gian Marco 48.
RispondiEliminaPaolo 883 vrooooom
PS che bello vedere Marzia e Lamberto!
Gran bell evento...
RispondiEliminaBellissimo, grazie! Chissà cosa avrebbe combinato Talamo con Guzzi!
RispondiEliminaEvento top !! Il numero 1
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