LE ASTON MARTIN DA CORSA DEGLI ANNI SESSANTA E I
V-TWIN AMERICANI: ENRICO GARABELLI FONDE LE DUE GRANDI PASSIONI DI FAMIGLIA E
REALIZZA UNA PERFETTA DB TRIBUTE BIKE
Da tre
generazioni la famiglia Garabelli opera nell’officina omonima di Barbasso, un
piccolo comune alle porte di Mantova. Una passione, quella per i motori,
tramandata di padre in figlio quasi fosse un dono prezioso da preservare con
cura. Specializzata nella manutenzione di auto sportive, a partire dagli anni
novanta l’officina allarga l’attività al settore moto, meglio se americane o
inglesi. In tempi recenti Enrico, il più giovane dei Garabelli, si cimenta
sempre più di frequente in ambito custom, con risultati eccellenti. Prima,
presenta un curatissimo Forty Eight in chiave racer all’edizione 2019 di Sporty
Meeting e qualche mese più tardi iscrive al bike show di Lowride questa
preparazione in stile british. Per la cronaca, DB883GT, si è giocata sul filo
dell’ultimo voto il titolo di vincitrice di Sporty Award, premio indetto da
Duecilindri per la categoria small block al MBE. Pur citando la terra d’albione il riferimento principe, almeno per una volta,
non è l’Ace Cafe di Londra, il santuario dei mitici Rockers e dello stile cafe racer.
Proprio la decal che campeggia sul lato destro del
serbatoio non lascia spazio a dubbi. L’officina mantovana realizza un tributo
ai primi modelli DB di Aston Martin, mezzi con cui la casa automobilistica
inglese, nella metà del secolo scorso trionfò sui circuiti di LeMans, Sebring e
Nurburgring. Parliamo di auto divenute delle vere icone di stile, per le quali
il nonno di Enrico nutriva un culto assoluto. La base di partenza è un 883 del
2007, convertito a carburatore e pompato a dovere grazie a pistoni Wiseco e camme
Andrews N5. Oltre al flussaggio delle teste urge montare un pignone maggiorato
per allungare i rapporti e per tenere ben piantata a terra la moto in
accelerazione. Non mancano i pezzi handmade, un’altra specialità di casa
Garabelli: dal codino, alla sella, passando per i semimanubri e l’originale
mascherina frontale. La scelta del cambio manuale con leva a sinistra è invece
un ulteriore richiamo alle mitiche DB3S e DBR1 da corsa: per
inserire le marce il pilota deve per forza staccare la mano dal manubrio.
Un
gesto che non ammette errori: VELOCITA’ = RISCHIO = ADRENALINA.
Foto di Marco Frino
Molto bella, vista anche io a verona e visto anche chopperino marrone al run. bravo enrico, sulle sporty ci sai davvero fare.
RispondiEliminaTC
dal logo avevo intuito fosse un tributo al marchio inglese. per me è un si
RispondiEliminaEsteticamente la trovo vermente affascianate con linee molto eleganti e gentile.
RispondiEliminaDal punto di vista della comodità mi sà che siamo un po lontani... ma alla fine se bello vuoi apparire un poco devi soffrire.
Molto molto bella, a mio gusto avrei solo lasciato il peanut!
RispondiEliminaGian Marco
Concordo con Gian Marco - 48, un peanut ci sarebbe stato benissimo!!!
RispondiEliminaFra le varie scelte che "non ammettono errori" aggiungerei che il freno anteriore è stato tolto!!
Giorgio di cantu
veramente bella, un pezzo da esposizione! il colore è splendido, vero tributo. Non trovo nulla di fuori posto, ecco, una moto più da aperitivo che da altro...
RispondiEliminaAlfred