25 ottobre 2022

IL CERTO PER L'INCERTO FEAT SPORTSTER DIRT TRACK





Ne abbiamo parlato ampiamente settimana scorsa e continueremo a farlo nei prossimi giorni. In ambito modified c'è chi cerca di percorrere strade poco battute alla ricerca di una nuova cifra stilistica (con tutti i rischi del caso), c'è chi resta invece dentro i confini di genere puntando al perfezionamento dello stile e c'è chi preferisce andare sul sicuro, cimentandosi con il classico. Niente rischi, ma solo replicare con rispetto qualcosa che da sempre funziona. Penso al codino posteriore, penso alla decal R, alla ciclistica migliorata e ai chiari riferimenti al mondo short track: in questo caso il margine di errore si riduce ai minimi termini.

Esempio su tutti, la mia di Sportster: non è stata una scelta dettata dalla ragione ma piuttosto dal cuore. Fin dal primo giorno che vidi in Numero Uno Milano una Short Track, versione stradale dell'epoca del Trofeo omonimo, ho sempre saputo che la mia moto sarebbe dovuta essere così. Solo in seguito ho capito di aver fatto la scelta giusta e meno "pericolosa".

Badate bene, i "disastri" di possono fare anche ispirandosi ad uno stile ben preciso, ma se ci si rimette ai dettami del genere senza voler fare i customizer a tutti i costi è davvero difficile sbagliare. Difficile ma purtroppo spesso accade e in questi anni di moto rovinate ne ho davvero viste parecchie. Qualcuno potrà obiettare "l'importante è che piaccia al suo proprietario" ed è vero. Ma per fare un paragone, se uno si fidanza con un cesso di ragazza, per lui sarà la donna più bella e speciale del mondo, ma cesso rimane :))

In foto una moto riuscita, che rappresenta proprio questa terza categoria: notate lo scarico Supertrapp composto da collettori del 2in1 e finale 2in2. L'unica variazione sul tema e forse l'unica scelta che qualcuno potrebbe trovare discutibile. Tutto torna insomma.

A voi i commenti del caso _!_!_!

4 commenti:

  1. Condivido in pieno. La tua osservazione si scontra però con la tendenza attuale della stessa Motor Co., che ha stravolto i dettami stilistici di alcuni dei modelli più iconici, per venire incontro a nuove generazioni e a nuovi gusti/tendenze/esigenze. Credo che anche il mondo della customizzazione si stia muovendo verso questa direzione, con risultati magari per noi discutibili, ma per altri in linea con i tempi. E' un argomento aperto per me, che può portare a dire tutto e il contrario di tutto. Io nel frattempo mi tengo stretto l'xr1200, che ho personalizzato proprio sposando la tua riflessione.
    Un abbraccio

    Giorgio B

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  2. Concordo con Paolo è meglio non inventarsi niente piuttosto che cercare di stupire per forza magari facendo un bel mischione di diversi stili con il risultato di rovinare una Sporty.
    Molto bella la Sportster del post!
    Gian Marco

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  3. Nel bene o nel male, purché se ne parli! E infatti ne stiamo parlando, io ammiro chi osa... memento audere semper... forse perché io non ho coraggio a far certe scelte

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  4. Sono d'accordo che replicare quello che ha sempre funzionato sia più sicuro. Ma meno male che c'è anche chi s'inventa cose "strane" e magari proprio brutte, che però hanno comunque qualche dettaglio che può funzionare e essere utilizzato su preparazioni più standard per dare un tocco di originalità.
    Giorgio di cantu

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