Testo e foto di Fabio Conticelli
È strano il rapporto che lega pilota e
veicolo, soprattutto se questo si accomuna a una passione sfrenata per il mondo
dei motori americani. Quando ero piccolo amavo immaginare storie fantastiche
tra i boschi del Nord Italia, perdendomi nei racconti che leggevo sui libri
degli antichi viaggiatori del nostro continente. Chiudendo gli occhi non mi
viene difficile immaginare aree geografiche nel quale non sono mai stato:
distese pianeggianti dal grande impatto emotivo, strade chilometri immerse nel
nulla e montagne innevate desiderose solo di essere esplorate.
Nel mio cuore si è sempre celato il desiderio di libertà; partire alla volta dell’ignoto con solo l’entusiasmo come compagno di viaggio e tanta voglia di perdermi in una delle molte storie lette. È sull’onda di questo sentimento che Harley Davidson ha fatto breccia nel mio cuore.
Diciamoci la verità: una Harley può piacere o non piacere, ma non c’è nessuna moto al mondo che incarni così bene questo genere di spirito. Il rombo del motore che borbotta come fosse un cuore impazzito e le vibrazioni del telaio molto simili alle oscillazioni che farebbero i polmoni di un robot la rendono qualcosa d’incredibilmente accattivante.
Proviamo per un secondo a immaginarci in sella a un #duecilindri con il vento che ci accarezza la faccia, musica country in sottofondo e decine di chilometri a disposizione su una strada infinita, è pura dopamina vero? Nel momento stesso in cui ho visto Midnight me ne sono innamorato.
Premetto che i modelli Harley Davidson sono tantissimi, tutti diversi tra loro e a mio personale giudizio, bellissimi. Quando ho visto la mia Iron 883 è stato amore a prima vista! Nel preciso istante in cui i miei occhi hanno incontrato la nera forma del serbatoio, la sensuale linea del telaio e l’aggressiva postura che contraddistingue il modello è scoccata la scintilla.
In un qualche modo (come in un film dei Transformers) Midnight mi stava chiamando.Ho sentito nel mio spirito che quella era la MIA moto.
Notando il chilometraggio pari a zero e sapendo che non c’era stato alcun proprietario precedente, l’Iron era una tela bianca sulla quale dipingere la mia personalità. Il mio essere, il mio carattere e tutto ciò che mi rendeva quello che sono l’avrei proiettato su quella creatura di ferro, instaurando un legame difficile da spiegare. Ho ricercato un look total black dal carattere aggressivo, ma elegante; qualcosa che potesse stare bene un po' ovunque ma che conservasse un’indole forte e non passasse inosservata.
Per i cultori delle informazioni, cito alcune modifiche: gomme Avon, cuoio copri forcella, griglia faro, frecce anteriori aftermarket, scarico Kesstech a sonorità variabile, tappo serbatoio popup, filtro aria Arlen Ness, cover e pedane Willy G. Skull, targa laterale, pedane avanzate, ammortizzatori da 11,5, frecce posteriori Kellerman, mappatura centralina e molte parti pittate di nero.
Nel tempo ho scelto di portare sui social la mia passione per questo meraviglioso mondo aprendo un profilo Instagram @conticellifabio 👀e dopo un anno dall’acquisto, tredicimila chilometri macinati tra le montagne della Svizzera e qualche modifica ho deciso di presentarvi la mia instancabile compagna di viaggio. Ovviamente ci vediamo allo Sporty Meeting 2021.
foto bellissime! iron è sempre un bel vedere.
RispondiEliminaBravo Fabio.
tc
Prendi un iron e sei a posto per la vita. Belle foto e scritto
RispondiEliminaMolto bella complimenti, fosse mia metterei solo una piastra antisvirgolo all'anteriore.
RispondiEliminaGian Marco
Come la mia, iron è il top
RispondiEliminaAlex77
Bella! Semplice e elegante
RispondiEliminaAndrea VT
Bella moto e bel testo! Come ha scritto Giuseppe Roncen su lowride di qualche mese fa, lo sportster sarà sempre complice di perditempo e sognatori, di ribelli con sete di libertà ed evasione...
RispondiEliminaGiorgio di cantu